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| Mauro, complimenti per il lavoro e spiegazione.
Anch’io uso la EFHW da alcuni anni. La mia ha un radiatore da 21m e la uso solo in 40 e 20 m. Ho un ATU dedicato con LC. Il tutto è presente su un articolo di R.R. febbraio 2016. Ho sempre avuto grandi soddisfazioni da questa antenna, l’ultima nel Field Day HF QRP del 15 giugno dato che è stata l'unica di 4 antenne che mi ha permesso QSO (le mie note al riguardo sono del report dell’attivazione D.R.I. “Rifugio Pozza del Favero” (presente nella pagina delle attivazioni DRI del club). In genere uso 2 setup, a seconda delle esigenze o possibilità di supporto: a V Invertita con apice a 8 metri (su CdP da 9 m) oppure verticale 12m (palo Spiderbeam) + parte rimanente di 9m a sloper largo. Con il primo 1 in genere ho collegamenti medio-corti, mentre con la seconda medio-lunghi. Un setup molto basso sul terreno (esempio la tua foto) privilegia operazioni NVIS, quindi a skip corto.
Altra info dettata dalla esperienza sul campo: è opportuno che il radiatore non tocchi mai i supporti (es alberi e fogliame) oppure il punto di alimentazione, che è ad alta impedenza così come il punto terminale, non deve toccare il terreno. Il tutto pena la dispersione del segnale verso massa. Molto importante è, sempre per non disperdere segnale per effetto capacitivo verso terra, in particolare in caso di circuito ATU posizionato sul terreno, posizionare sotto al medesimo e per il primo tratto di radiatore, un foglio di cellophane che funge da dielettrico / isolante verso terra (i nostri watt sono già pochi, inutile perderne a massa!). Allego foto di una attivazione che spiega il concetto (nota: per effetto di prospettiva, nella foto non si vede il cellophane che prosegue dietro all’ATU. Il radiatore (filo azzurro) sembra steso sul terreno, ma in realtà sale verticale, proprio per minimizzare l’effetto di dispersione.
73,Attached Image: atu efhw
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